Qualche riflessione per contribuire
a charire le posizioni e le proposte emerse nel dibattito sulla
strategia e l'azione
Premessa: userò il metodo socratico, che è il più
produttivo se il dibattito deve essere dialogo, ossia presa in
considerazione delle affermazioni dell'interlocutore. A tal fine
metterò in corsivo le citazioni (anche se a volte non
letterali) dalla relazione al Congresso di Ferrara di Guido Montani.
Procederò per punti.
1. L'obiettivo è naturalmente per tutti noi lo Stato federale
europeo, ma la Costituzione non è "il mezzo
per arrivare alla creazione dello Stato", bensì
la sanzione della decisione di crearlo. Ciò non significa
che abbiamo sbagliato a fare la Campagna per la Costituzione
europea: quando l'abbiamo iniziata era la cosa da fare per cercare
di lanciare un dibattito europeo, che poi è in effetti
iniziato con varie dichiarazioni ecc. Ma sia la situazione europea,
con l'allargamento alle porte, sia il dibattito stesso sono cambiati.
Ciò richiede un ripensamento della strategia e dell'azione.
2. Problema del nucleo > "se si vuole costruire
la federazione europea il problema del nucleo è ineludibile"
e"la creazione del nucleo federale coincide con la decisione
di Francia e Germania di unirsi in una federazione"
> va bene, ma quali sono le conseguenze per la nostra azione
e le parole d'ordine se si parte da questa premessa? > se
il nucleo è sul tappeto i nostri interlocutori privilegiati
sono i possibili governi del nucleo > i governi, soprattutto
Francia e Germania, sono in una impasse: sanno che si deve andare
avanti (per affrontare l'allargamento) ma non hanno il coraggio,
se così si può dire, di procedere fino in fondo,
ossia di rinunciare alla sovranità > quindi dobbiamo
lanciare la parola d'ordine che indichi loro come uscire dall'impasse.
Federazione a sei è la parola d'ordine che permette:
a) di attribuire ai paesi fondatori la responsabilità
di concludere il processo di unificazione che loro hanno iniziato
(alto valore simbolico)
b) di indicare un quadro in cui può manifestarsi una iniziativa
forte e può essere presa la decisione del salto federale:
dalla maggior parte degli altri Stati, sia pure entro i dodici,
ci si può aspettare che si accodino, non che prendano
l'iniziativa
c) di indicare un quadro non egemonico, cioè di evitare
che l'iniziativa sia percepita come l'avvio di un direttorio
franco-tedesco.
Se dalla constatazione che la decisione di fare il salto
federale dipende da Francia e Germania non discende un'azione
che indichi la via e il quadro, la constatazione non ci serve
a nulla: il nostro atteggiamento, invece che di attacco, diventerebbe
di speranza, di attesa.
D'altra parte, anche nella battaglia per la moneta per attaccare
abbiamo fatto la battaglia del nucleo, e la moneta ha vinto perché
un nucleo ha detto: noi la facciamo e chi vuole ci segua.
Naturalmente, dire: federazione a sei non significa credere che
ci sia già, sia pure latente, una volontà da parte
dei Sei o di qualcuno di essi. La decisione del salto federale
è più difficile da prendere rispetto a quella per
la moneta. Per questo, nell'indicare il quadro dobbiamo anche
denunciare le resistenze e le false risposte.
3. L'azione deve "concentrare le energie sul punto
che fa la differenza fra vittoria e sconfitta". Giustissimo.
Ma le proposte di Ferrara non identificano il punto che fa la
differenza perché:
a) non traggono le necessarie conseguenze dalla affermazione
che "il problema del nucleo è ineludibile"
e che le maggiori responsabilità ricadono su Francia e
Germania
b) introducono un percorso parallelo che ha come fuoco il Parlamento
europeo, non i governi.
Conseguenza: tutto diventa indistinto: il quadro in cui
può emergere la decisione, i fronti dell'azione, le parole
d'ordine, in definitiva il ruolo dei federalisti.
Ad esempio:
- Mentre si afferma che la via maestra è chiedere a quei
paesi che vogliono creare la federazione la convocazione di una
Assemblea costituente, si nega che questa sia la via maestra
(e con ciò si dovrebbe intendere il punto cruciale) perché
"la storia a volte prende vie più tortuose".
E allora bisognerebbe favorire queste vie tortuose appoggiando
la proposta del Parlamento europeo di lanciare una Convenzione
che potrebbe diventare "una prima sede in cui si manifesta
una divisione fra chi vuole e chi non vuole una Costituzione
federale"?
Altro esempio:
- Si identifica nell'intergruppo al PE il motore della mobilitazione
popolare (sia pure come uno dei componenti dei triangolo virtuoso
federalisti-intergruppo-popolo europeo), ossia delle grandi manifestazioni,
attribuendo addirittura all'intergruppo "la funzione
che avrebbe dovuto svolgere il Congresso del Popolo Europeo".
Pur essendoci in ciò qualche esagerazione, si può
certo lavorare con i federalisti nel PE, ma cosa si chiede loro?
Di appoggiare quali manifestazioni, o meglio quali parole d'ordine
da lanciare nelle manifestazioni? La Costituzione genericamente
o la richiesta della federazione nella confederazione? L'assemblea
costituente fra gli Stati che vogliono creare la federazione
o una generale assemblea costituente?
Tutto questo, al di là di alcune contraddizioni interne,
implica delle direttive d'azione e delle parole d'ordine diverse
rispetto a quelle che derivano dal considerare la creazione del
gruppo d'avanguardia (o nucleo) come il "punto che fa
la differenza".
In questo quadro indistinto, infatti, le proposte d'azione diventano:
a) "sostegno all'UEF per diffondere la Campagna in Francia
e Germania". Va bene. Ma quale Campagna? Con quale testo
si raccolgono firme? Si continua a chiedere la Costituzione nonostante
si affermi la necessità del nucleo per poter creare la
federazione?
b) "rafforzamento dell'intergruppo al PE attraverso la
creazione di Comitati locali perché diventi più
audace e convinca il PE a chiedere l'assemblea costituente".
Ma quale assemblea costituente vogliamo che sia convocata? Quella
degli Stati del nucleo, cioè degli Stati che vogliono
andare avanti o quella degli Stati dell'Unione?
c) "preparare le condizioni perché il governo
italiano si impegni per il nucleo attraverso la creazione dell'intergruppo
al Parlamento italiano". Va bene, ma ancora una volta,
che cosa deve essere questo impegno? Accodarsi alla Francia e
alla Germania? Non bisogna piuttosto, ben conoscendo le difficoltà,
spingere il governo italiano, magari facendo leva sull'orgoglio
nazionale, a diventare protagonista, e proporgli di far parte
dell'avanguardia a sei?
d) Quale contenuto deve avere il "Memorandum al governo
italiano", che giustamente bisogna fare, così
come bisogna fare dei Memorandum agli altri governi dei Sei?
Non si può semplicemente chiedere la Federazione, né
tantomeno la Costituzione, ma, una volta chiesto l'obiettivo
bisogna anche indicare la via più ragionevole e più
efficace per raggiungerlo.
Concludendo: le divergenze riguardano i destinatari dell'azione
e le parole d'ordine (che identificano una linea strategica).
Il nostro concetto costante di articolazione dell'azione su più
fronti rimane naturalmente valido, nel senso che dobbiamo cercare
di mobilitare come sempre cittadini, forze politiche e sociali,
ecc., ma deve essere chiaro il punto essenziale su cui li mobilitiamo,
e cioè la parola d'ordine dietro cui farli schierare:
la Convenzione?, l'Assemblea costituente dell'Unione? , la Costituzione
federale?, la federazione?, il nucleo? Tutte insieme queste cose?
Oppure dobbiamo indicare il punto decisivo senza il quale l'obiettivo
politico (che pure deve essere rivendicato) non può essere
raggiunto, ossia la creazione di una avanguardia federale (la
federazione nella confederazione) con quegli Stati, i Sei, che
in parte obiettivamente (Francia e Germania) e in parte simbolicamente
hanno la responsabilità di affossare o rilanciare il processo
di unificazione?
Da ciò discende quali sono gli interlocutori su cui dobbiamo
puntare per uscire dall'impasse e i destinatari dei nostri strumenti
d'azione.
Quest'ultima è la proposta che sta alla base dei testi
per l'azione presentati alla discussione da Sante Granelli: l'"Appello ai sei paesi fondatori"
e il volantino "Per rilanciare
l'Europa, avanti coi sei paesi fondatori!"
Nicoletta Mosconi